Diego Dalla Palma: “La bellezza? È imperfezione”

Diego Dalla PalmaA teatro la prossima stagione con “La bellezza imperfetta”, riflessione a cuore aperto sulla storia della sua vita, impervia, sorprendente, spesso fuori dagli schemi, Diego Dalla Palma, è l’uomo, prima che l’autore di immagine di fama internazionale, a cui viene spontaneo chiedere “che cosa è la Bellezza?”. E riceverne definizioni che vanno oltre il senso comune per toccare corde che hanno sempre a che fare con l’unicità e l’autenticità. Non mancherà di parlarne anche a DERMOCOSM, dove Dalla Palma interverrà come ospite speciale.

La bellezza oltre convenzioni e omologazione

«Guardando alle grandi icone di bellezza, donne e uomini di ieri e di oggi, personaggi che hanno lasciato e lasciano tracce significative del loro essere, possiamo notare un tratto comune che è quello di non aderire in toto ai canoni che secondo il modello classico definiscono la Bellezza» commenta Dalla Palma.

«Il loro fascino, universalmente riconosciuto, non nasce quindi dalla perfezione a cui rispondono i loro tratti morfologici, a cui aderiscono i loro visi e i loro corpi; al contrario scaturisce da un’imperfezione che li rende unici e li distingue. E che li allontana da quella, a volte esasperata, ricerca del bello che oggi spesso finisce per cadere in un’omologazione che rende tutti uguali, facendo perdere quelle peculiarità fatte anche di imperfezione, tratti unici che consentono il non facile passaggio da persona a personalità».

Il bello accoglie le imperfezioni

Da Anna Magnani a Mariangela Melato, da Monica Vitti a Ornella Vanoni fino a Sabrina Impacciatore, la Bellezza tratteggiata da Dalla Palma è lontana da quella scontata e banale che i media e i social propongono. «L’omologazione è un processo che gioca sempre al ribasso e va evitata ad ogni costo; certo normalità e omologazione sono facili da perseguire ma non hanno nessun fascino.

La Bellezza, al contrario, che ha le sue radici nell’imperfezione e persino nel dolore, è una scelta che richiede metodo e disciplina, una strada a volte ardua ma che porta a distinguersi, ad essere sempre se stessi fino in fondo, con naturalezza. Perché gli artifici, qualunque essi siano, creano una maschera che prima o poi cade trascinandoci in un vortice da cui è difficile risalire. Personalmente amo i visi imperfetti, quelli vissuti, quelli segnati, che sanno raccontare, quelli dai quali traspare l’anima.

La Bellezza vera quindi è naturalezza non solo nell’apparire ma anche nell’essere e nel porsi,  ma va progettata con arte e disciplina. Perché la Bellezza che non punta alla perfezione ma al contrario nasce dall’imperfezione e diventa sinonimo di unicità, si fonda su tre pilastri imprescindibili: personalità, intelligenza e cultura.

Sono questi tre punti fermi, su cui lavorare con rigore ogni giorno della propria vita, che definiscono i tratti di una Bellezza che è sinonimo di intraprendenza e di autonomia e che si traduce in una qualità soggettiva all’interno della quale ogni donna può ritrovarsi, così come è, con il suo stile e la sua grazia del tutto indipendenti da una perfezione stereotipata».

Il trucco che intensifica la bellezza

E il make up come si colloca all’interno di questo inedito concetto di Bellezza? «Il trucco non deve coprire, non deve trasformare e non mi piace neppure dire che il suo compito sia valorizzare» continua Dalla Palma. «Il make up deve intensificare fino al punto di esasperare l’imperfezione sempre nell’ottica di definire una personalità unica, autonoma e sicura».

«Il trucco in sostanza è un programma percorribile che porta qualsiasi donna a giocare d’intelligenza trasformando le imperfezioni in punti di forza. E non serve molto per cogliere nel segno: una riga di kajal, una passata di mascara e un rossetto rosso sulle labbra e il gioco è fatto».