Fotoprotezione dedicata: cos’è e quando serve

L’argomento fotoprotezione non poteva mancare nell’ambito di un congresso che ha come focus la salute e la bellezza della pelle. Sarà il dottor Andrea Paro Vidolin, Direttore del Centro di Fototerapia Dermatologica e cura della Vitiligine di Roma e Responsabile del Centro di Fotodermatologia dell’Ospedale Israelitico della capitale, ad approfondire il tema nel corso di DERMOCOSM.

La fotoprotezione “classica”

«Nella scelta di un solare adeguato si deve innanzitutto fare in modo di effettuare una protezione adeguata dal fotoinvecchiamento ma anche dalla fotocarcinogenesi, quindi dalla formazione di melanomi e non melanomi. E per questo valgono le classiche regole, che però spesso vengono disattese: applicare la crema in modo abbondante coprendo tutta la pelle, evitare l’esposizione mordi e fuggi che provoca scottature e quindi danneggiamento a livello cellulare, considerare dove ci si trova, se in alta montagna, al mare, ai Tropici.

Attenzione poi che la formula contenga una protezione per tutto lo spettro solare: UVA, UVB, ma anche infrarossi, che come hanno dimostrato diversi studi contribuiscono a potenziare gli effetti nocivi degli ultravioletti. Inoltre i solari più aggiornati contengono una protezione della luce visibile che, come si è visto, incide molto nei fenomeni di fotoinvecchiamento. Da non trascurare poi l’aspetto cosmetico del prodotto, che deve essere piacevole da spalmare sulla pelle per “invogliare” chi si espone a utilizzarlo più volte».

La fotoprotezione dedicata

Detto questo, il sole può essere un alleato per alcune patologie della pelle. A patto che si usi una fotoprotezione su misura. L’orientamento attuale è quello di creare linee di solari dedicate alle diverse malattie cutanee. «In primis la vitiligine: esistono dei prodotti specifici che includono una duplice protezione: da una parte uno schermo tradizionale da applicare sulla pelle sana, dall’altra una protezione più alta per l’UVA (per esempio 30) e più bassa per l’UVB (per esempio 15) da stendere sulle chiazze.

In questo modo il contrasto tra la parte priva di pigmentazione e il resto della pelle si attenua perché si riesce a far filtrare un po’ di quei raggi, in particolare gli UVB, che partecipano alla ripigmentazione cutanea» spiega Paro Vidolin. In pratica si applica lo stesso principio della fototerapia effettuata nei centri medici.

L’altra patologia che beneficia dell’esposizione al sole è sicuramente la psoriasi. «Anche in questo caso i raggi UVB sono di aiuto: chi soffre di questo disturbo, nel 90% dei casi quando si espone ottiene un miglioramento delle lesioni» conferma lo specialista. «È stato formulato un solare con spf 10 da applicare sulle zone interessate e quindi, sempre tenendo conto delle regole di prudenza, si possono selezionare quei raggi che sono di beneficio per attenuare le lesioni.

Così è anche per la dermatite atopica: anche in questo caso si dispone di una fotoprotezione ad hoc, con spf da 10 a 30, così si possono filtrare quelle lunghezze d’onda che possono far bene alle zone colpite». Infine anche l’acne può giovarsi dell’esposizione al sole grazie all‘effetto antinfiammatorio e immunomodulante dei raggi ultravioletti. Esistono dei solari dedicati che, in prima battuta, aiutano ad evitare la comparsa di macchie scure laddove vi sono gli esiti dell’acne, ma nello stesso tempo forniscono una protezione equilibrata tra UVA, UVB e luce visibile che permette un miglioramento della pelle senza effetto rebound, tipico di chi si espone in maniera scorretta al sole.

La fotoprotezione dedicata, oltre ai filtri su misura, si avvale anche di altri componenti utili alle diverse patologie, quali ingredienti antiossidanti, lenitivi, sebo-regolatori, antinfiammatori. In ogni caso, è consigliabile rivolgersi al proprio dermatologo per inquadrare correttamente il proprio fototipo e ricevere consigli personalizzati per una adeguata fotoprotezione.

La durata dell’esposizione al sole, per ottenere i maggiori benefici, deve essere sempre stabilita in base al fototipo: esposizioni brevi saranno consigliate a chi ha la cute chiara e sensibile e più lunghe a chi ha una carnagione più scura. È il medico specialista della pelle la figura più indicata a indicare un corretto programma di esposizione a seconda delle diverse patologie cutanee.